lunedì 26 giugno 2023

La storia della Birra II° PARTE: dalla rivoluzione industriale a oggi

 Proseguiamo il nostro viaggio nella storia della birra, approfondendo la nascita degli stili, del concetto di birra artigianale e dell'homebrewing, grazie alla seconda parte degli articoli tradotti dal blog di The Grainfather. Se ti sei perso la prima parte, clicca QUI per leggere l'articolo "La storia della Birra I° PARTE: dal Big Bang al Medioevo".

LA BIRRA E LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

La rivoluzione industriale ha dato il via al boom della tecnologia, e questo ha avuto un forte impatto anche sugli stili di birra prodotti, sulla loro ripetibilità e su quanto lontane queste birre potessero essere spedite. Progressi tecnologici come le macchine a vapore, i termometri, i densimetri, la refrigerazione, la maltazione indiretta e i cilindri di essiccamento hanno fatto si che la produzione di birra si ampliasse sempre di più. Termometri e densimetri hanno garantito misurazioni più precise, cosa che ha permesso ai birrai di creare un maggior numero di ricette replicabili e di aumentare l'efficienza degli impianti. L'energia a vapore e la refrigerazione hanno fatto si che i birrifici potessero produrre più birra e potessero spedirla in tutto il mondo. Il miglioramento del processo di maltazione ha permesso di togliere il retrogusto di affumicato dal malto stesso, per ottenere birre più gradevoli, mentre i cilindri di essiccazione hanno permesso la produzione di malti più scuri rispetto a quelli ambrati che si usavano al tempo. Questi nuovi malti scuri hanno permesso la creazione dello stile inglese più importante del XVII secolo, la Porter, di cui i birrifici inglesi producevano oltre un milione di barili l'anno.  All'inizio del 1800 i nuovi birrifici muovevano soldi più di qualunque altro tipo di attività (ad eccezione delle banche stesse) e in questo periodo cominciarono a diffondersi anche altri stili molto importanti, come le Pale Ale inglesi e le Pilsner cieche.

LA GUERRA IL PROIBIZIONISMO E LE BIRRE MODERNE

Il 1900 è stato probabilmente il secolo più movimentato per la birra, con una grande quantità di difficoltà che hanno portato alla scomparsa di molti stili. Le grandi guerre sono state un momento difficile per il settore, soprattutto in Inghilterra dove il razionamento dell' orzo, l'aumento delle tasse e la riduzione degli orari di apertura dei pub causarono un crollo nella produzione. Questi problemi, sommati a una perdita di popolarità della birra a favore dei cocktail e del vino, causarono la chiusura di molti birrifici. Alla fine degli anni '30 ci fu di nuovo un aumento di popolarità della birra, ma la guerra causò la distruzione di molti birrifici e pub inglesi e nel 1950 questi erano un terzo di prima della guerra. [...] In America le cose non andavano molto meglio, il proibizionismo prima e la seconda guerra mondiale poi danneggiarono molto il mercato della birra. Un anno dopo la fine del proibizionismo (1934) in tutti gli Stati Uniti erano presenti solo 756 birrifici: in questo periodo la maggior parte dei birrifici e delle birrerie erano gestite da tedeschi naturalizzati americani e molte di queste persone dovettero nascondersi dopo la guerra. Con tutti questi problemi collegati alla produzione e alla vendita, la qualità della birra diminuì molto e cambiò anche il modo in cui la birra stessa era consumata. Fino a quel momento la birra era prevalentemente servita e bevuta nei pub piuttosto che privatamente nelle case, ma a partire dal 1945 questa tendenza si invertì. Il numero relativamente basso di birrifici presenti sul territorio combinato alla forza del marketing costrinse questi ultimi a fondersi insieme e a ridurre i tempi di produzione per una maggiore quantità di prodotto a prezzi più competitivi.  Negli Stati Uniti degli anni '60 molti degli stili birrari precedenti al proibizionismo erano scomparsi e furono quindi sostituiti da lager leggere e beverine, caratterizzate da consistenti aggiunte di mais e riso. In Inghilterra successe più o meno la stessa cosa, infatti dalle tradizionali ales in botte si passò a birre in keg molto più “sterili”, che venivano consegnate con i camion e travasate in grandi serbatoi di spillatura direttamente nei bar. Con questi presupposti, è facilmente comprensibile quanto la birra cruda non andasse d'accordo con i principi di questo nuovo mondo: la birra non pastorizzata infatti, pur avendo un sapore ricco e complesso, richiede molte attenzioni in tutti i passaggi dal birrificio al bicchiere e deve essere ben maneggiata e ben conservata durante tutte le fasi della sua vita. Il risultato di tutto questo lavoro è un prodotto che può essere servito solo per alcuni giorni prima che diventi piatto e potenzialmente contaminato e ossidato. Nonostante questo, la minaccia proveniente dalla “birra moderna” venne combattuta a partire dagli anni '70 da organizzazioni come “Campaign for real ales” (CAMRA) in Inghilterra and “The Brewers Association” negli USA, che hanno permesso agli stili tradizionali di ritagliarsi un piccolo spazio all'interno della produzione di birre commerciali, dando origine a quelle che attualmente sono chiamate birre artigianali.

LA BIRRA NEL XX SECOLO

L'inizio del XX secolo ha visto una crescita esponenziale nel settore della birra artigianale e negli ultimi decenni sempre più persone in tutto il mondo si sono avvicinate all'homebrewing. Nel XIX secolo i tradizionali stili birrari sono stati in punto di morte, seppelliti dalle ceneri delle grandi birre che sono sorte come fenici nel XX secolo. Grazie alle gloriose tradizioni birrarie di paesi come la Germania, il Belgio e il Regno Unito, il panorama birrario europeo ha sofferto meno di quello statunitense, e molti stili di birra sono tornati ad essere regolarmente prodotti; anche nei paesi tradizionalmente dedicati al vino come la Francia e l'Italia, si è creata dal nulla una nuova cultura birraria di successo. Negli Stati Uniti una modifica al XXI emendamento della Costituzione nel 1979 portò all'abolizione del divieto imposto nel 1933: produrre birra in casa per il consumo personale divenne finalmente esente da tassazione, cosa che rese ufficialmente legale l'homebrewing. Nonostante sia stato necessario arrivare fino al 2013 affinchè l'homebrewing diventasse legale in tutti gli stati, questa liberalizzazione ha dato il via alla grande rivoluzione della birra artigianale che è arrivata fino ai giorni nostri: da un recente sondaggio dell'Associazione Produttori di Birra è risultato che nel 2017 gli homebrewers sono stati il terzo più grande produttore di birra artigianale degli Stati Uniti. Altri paesi come l'Olanda, la Nuova Zelanda, il Canada, l'Australia e il Giappone stanno rispondendo bene alla chiamata della birra artigianale e negli ultimi 10 anni il numero di birrifici e di nuovi stili brassicoli è aumentato in maniera esponenziale. Quindi un grande applauso alla birra, che partendo dalle sue umili origini è diventata parte fondamentale della storia e della società, oltre che il nostro interesse principale. Che possa vivere a lungo!



Credits: The Grainfather Blog



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